domenica 17 maggio 2015

Il monumentale Organo Maineri-Acerbis di San Sigismondo a Cremona

Il maestoso organo Maineri-Acerbis (1567-1861) fu costruito da Luigi Vincenzo Acerbis nel 1861 con riutilizzo delle canne del precedente strumento edificato da Giovanni Francesco Maineri nel 1567.
E' collocato in una stupenda cassa lignea cinquecentesca realizzata su disegno di Bernardino Campi e doratura di Matteo Pesenti detto "Il Sabbioneta".
E' posto nel transetto sinistro, in cornu Evangelii.
La facciata dell'organo è suddivisa in 5 campate e la canna maggiore è il Fa di 12’.
Possiede una Tastiera di 58 tasti (Do1-La5) e divisione bassi-soprani tra Si2 e Do3 e una pedaliera a leggìo di 22 pedali (Do1-Sol#2), ritornellante; l’ultimo pedale aziona il Rollante.
Sul lato destro della pedaliera sono collocati i consueti pedaloni per Tiratutti e per la Combinazione libera "alla lombarda"
Lo strumento è stato restaurato dalla Ditta "Pedrini" di Binanuova nel 1995.

Riprendo la prefazione al libro sull'Organo a cura di Cesare Nisoli (ed. Turris) di Giuseppe Boroni, carissimo e compianto parroco della Chiesa di San Sigismondo.

Non posso fare a meno di partire dai ricordi e, naturalmente, da quelli legati ai primi anni della mia lunga permanenza a San Sigismondo come parroco. E' doveroso, per ogni parroco che si rispetti, curiosare tra le carte dell’archivio parrocchiale. Cosa peraltro facilitata dal fatto che succedevo al mai dimenticato don Franco che aveva, da pari suo, ordinato il tutto in contenitori ben allineati negli armadi sei-settecenteschi dell’archivio stesso.
In uno di questi contenitori trovai una carpetta che portava scritto in un angolo nella nitida grafia di don Franco: organo.
Scartabellando tra fogli e foglietti, ne ho trovati alcuni che portavano la dicitura: restauri. Si trattava di una fitta corrispondenza tra il parroco don Franco, un certo dott. Meli della Soprintendenza ai beni culturali di Brescia e la ditta organaria Piccinelli di Padova. Una corrispondenza fatta di progetti, promesse, richieste e... rinvii. E poi... il nulla di fatto. Siamo, se non vado errato, negli anni sessanta.
Lo scoglio non è difficile da immaginare: i soldi. «Non se n’è fatto nulla», mi diceva don Franco rammaricato. Ed io... riponevo la carpetta al suo posto. E dalla mente... perfino il pensiero di un eventuale restauro era allontanato.., come pensiero inutile.
Poi vennero gli anni dei concerti sugli organi storici della città voluti dall’amministrazione comunale (erano gli anni in cui era assessore alla cultura l'avvocato Luigi Magnoli) organizzati dal maestro Marco Fracassi. Siamo nella prima metà degli anni ottanta. Un’impresa per i valenti concertisti cimentarsi con uno strumento, del quale tutti lodavano la bellezza, ma che ogni anno mostrava sempre di più limiti dovuti al degrado.
E proprio a partire dai concerti che ogni anno venivano effettuati durante il mese di luglio incominciarono promesse, incoraggiamenti. Ad un certo momento sembrava perfino cosa fatta. «Abbiamo trovato la strada giusta» per superare l’ostacolo soldi. Ma poi tale non sì dimostrò. E così,., l’operazione restauro veniva messa da parte. Con però qualche cosa di diverso. Mentre negli anni precedenti si concludeva con un «non pensiamoci», ora invece il pensiero c’era. Anche perché, ogni anno che passava, l’organo metteva sempre più in mostra il suo degrado.
Finché., la decisione e con molto coraggio e non poca incoscienza il consiglio di amministrazione disse sì al restauro dell’organo: un’operazione «la affrontare con le sole forze della parrocchia. E i soldi? Già, il problema rimaneva. Ricordo di aver fatto fatica a scrivere la cifra su un cartello da mettere in fondo alla chiesa: ho contato più volte gli zeri nel timore di non averli scritti tutti.
Di fronte al problema soldi abbiamo fatto finta di niente. Ci siamo detti: diamoci da fare... . E le iniziative si sono moltiplicate.
Il resto è storia recente. La conosciamo tutti. C’è ancora da portare in fondo il pagamento delle ultime rate, mi dice don Cesare, il mio successore. Io lo guardo e sorrido... . Mi spiace... . Ma anche lui sa e si è accorto che il problema dei soldi c’è, è vero, ma nella vita della parrocchia, grazie a Dio, non è il primo e il più importante.
E intanto in quella carpetta con scritto in bella grafia in un angolo ‘organo’ si deve aggiungere un foglio, l’ultimo della serie con su scritto: ‘2-Inno 1994 giorno di Natale, l’organo restaurato dalla ditta Pedrini di Binanuova per quanto riguarda lo strumento e dalla ditta Poisa di Brescia per quanto riguarda la bellissima cassa dorata, è ritornato al primitivo splendore”: grazie alla generosità dei parrocchiani e all’incoscienza del sottoscritto.

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