giovedì 23 luglio 2015

Gli insediamenti rurali di età romana nel Cremonese - uno studio di Gianluca Mete


Nel corso degli scavi del metandotto, realizzato da Snam tra Cremona e Sergnano, sono state individuate diverse evidenze ascrivibili all’età romana.
Anche se, come vedremo, si tratta di ritrovamenti di natura e funzione diversa, la totalità dei dati è relativa direttamente o indirettamente ad aspetti insediativi, che ampliano un quadro sino ad oggi ancora eccessivamente ridotto per la provincia cremonese e contribuiscono alla comprensione del contesto rurale in Cisalpina[1] .
Il popolamento romano della pianura rientrava in un grande quadro insediativo, un progetto di ampio respiro che prevedeva la costruzione di infrastrutture stradali, il potenziamento dei percorsi preesistenti e la grande opera di assetto e bonifica agraria nota come centuriazione [2] .
La fondazione delle colonie di Cremona e Placentia, oltre che legata a dinamiche politico-militari, rappresentava la volontà di creare un avamposto settentrionale, in un territorio che aveva grandi risorse economiche e agricole per finanziare l’apparato statale e, come nel caso di Cremona dopo la battaglia di Filippi, liquidare la richiesta di terre da parte dei veterani [3].
In un contesto così complesso si andavano a inserire gli insediamenti rurali, non solo nella naturale ottica dello sfruttamento agricolo, ma anche, del controllo territoriale, in un quadro ancora complesso e precario agli inizi del II secolo a.C., soprattutto dal punto di vista dei rapporti politici e sociali tra Roma e le popolazioni indigene. Soltanto a partire dal I secolo a.C., con il definitivo e stabile controllo romano sul territorio, possiamo pertanto immaginare una diffusione ampia e capillare degli insediamenti rurali.
In maniera preliminare va sottolineato come gli attuali confini della provincia cremonese non corrispondano esclusivamente a quelli dell’antico ager cremonensis, diviso e assegnato a partire dalla fine del III secolo a.C., ma comprendano anche parte del territorio riconducibile all’ager bergomensis, centuriato verosimilmente molto più tardi, come per la vicina Laus Pompeia [4] , a partire dal 89 a.C., in seguito all’azione della lex Pompeia de Transpadanis [5] .
Tale premessa è indispensabile nella comprensione di un contesto rurale complesso, non solo nelle sue definizioni cronologiche, ma anche spaziali.
I lavori hanno così permesso di leggere in maniera più ampia i caratteri del popolamento in età romana, dal momento che sono stati diversi i siti individuati e attribuibili distintamente ai territori dei due centri antichi.
Nella fascia settentrionale, quella di pertinenza bergomensis, si registra il rinvenimento della villa di Sergnano, di resti di insediamenti e strade nell’area compresa tra Romanengo e a N di Genivolta e Soresina. Nel settore centro-meridionale, quello dell’ager cremonensis, oltre ad alcuni resti insediativi tra Casalbuttano e Soresina, di notevole interesse sono l’area di Olmeneta, con quattro siti, e la villa di Pozzaglio.
La documentazione archeologica
Nella fase più antica, nel II e agli inizi del I secolo a.C., le testimonianze sono piuttosto rarefatte e limitate. A Pozzaglio loc. Solarolo del Persico, sul futuro sito di una villa, si hanno le prime tracce, non a carattere edilizio, a partire dalla fine del II secolo a.C., come emerge dai dati relativi al materiale ceramico presente negli strati più antichi. Al medesimo periodo sono riconducibili le notizie di frequentazioni, anche in questo caso desunte esclusivamente dal materiale ceramico senza contesti edilizi, di Olmeneta (Sito 32), Corte de’ Cortesi (Sito 41), Casalbuttano (Sito 38). È quindi possibile che in questa fase, non essendo il territorio ancora pienamente sotto controllo, l’insediamento fosse non solo rarefatto, ma concentrato in aree più sicure, magari gravitanti attorno alla città e, come nel nostro caso, lungo il settore orientale, comunque in area con presenza cenomane e quindi fedele a Roma, a partire dalla vittoria romana di Gaio Cornelio Cetego.
Nella maggior parte degli impianti individuati tuttavia sembra intensificarsi la frequentazione nel I secolo a.C., forse successivamente al nuovo riassetto della centuriazione di età triumvirale, che dovette provocare significativi cambiamenti dal punto di vista della densità distributiva e delle sorti delle proprietà preesistenti.
I dati si fanno più cospicui a partire dal I sec. d.C. e, nel nostro caso, emergono tre grandi impianti: Pozzaglio (Sito 50), Olmeneta (sito 33) e Sergnano (Sito 22) [6] .
I tre siti pur non essendo, come vedremo, gli unici portati alla luce, si rivelano di maggior interesse in primis per la superficie individuata e, poi, per la tipologia delle evidenze che permette di cogliere una più articolata distribuzione planimetrica.
Tav.1 Pianta del sito di Pozzaglio
A Pozzaglio (Sito 50), pochi metri a E dalla via Brescia, che ricalca in parte l’antico percorso romano, cardine della centuriazione cremonese, è stato individuato un complesso piuttosto articolato (tav. 1). Il sito si sviluppava in due nuclei contigui, uno a N, con la presenza di un’area destinata ad attività di servizio e uno a S, nel quale è stato individuato un edificio.
Il limite N delle strutture è rappresentato da un canale di scolo che doveva servire allo smaltimento degli scarichi dell’edificio.
Immediatamente a S del canale si sviluppa un ambiente le cui caratteristiche fanno pensare a un lungo corridoio di collegamento tra i vani, con un probabile accesso a S e l’andamento di alcune fondazioni suggerisce la prosecuzione dell’edificio verso O.
Lungo il fronte meridionale sono stati individuati un pozzo e alcuni pilastri.
Si delinea così un’area centrale aperta e porticata.
Nel corso degli anni il primigenio impianto venne implementato con la costruzione di nuove strutture che si aggiunsero alla porzione meridionale dell’edificio, rimodulando l’area porticata e i vani collegati al corridoio.
Il nucleo a N della villa costituiva parte del lotto appartenente alla proprietà, destinato all’ambito agricolo e produttivo.
Alcuni canali regolavano il flusso delle acque per le esigenze agricole, mentre una serie di buche di palo costituiva probabilmente l’anima di strutture in legno, utilizzate come ambienti produttivi, rimesse o ricovero per gli animali.
Erano poi presenti un pozzo e i resti di una strada interpoderale.
Nel corso degli anni l’area subì alcune modifiche inerenti il sistema di canalizzazione e comparvero alcune buche, forse per cavare argilla per le costruzioni e ricavarne al contempo spazi per scarico dei rifiuti.
Il sito di Olmeneta (Sito 33) (tav. 2) è stato individuato a NE dell’attuale abitato.
Venne edificato su un dosso fluviale dell’Oglio, quindi in una porzione relativamente vicina al fiume e ai vantaggi che ne derivavano, ma comunque al riparo dal rischio idrico degli allagamenti. Inoltre, la scelta, come per la villa di Pozzaglio, venne dettata probabilmente dalla vicinanza dell’antica via Brescia7 , poco distante.
Il primo sfruttamento dell’area, databile al I secolo a.C. è relativo alla presenza di strutture in legno, come si evince da numerose buche di palo.
Non è possibile stabilire una planimetria o una destinazione funzionale precise, in quanto tale tipo di strutture poteva avere sia carattere residenziale, seppure modesto [8] , sia produttivo o funzionale alle attività agricole (magazzini, stalle et cetera)[ 9] .
Sono state inoltre ritrovate due tracce riconducibili ad aratura, ma la loro posizione ed esiguità lascia alcuni dubbi circa la reale funzione.
Agli inizi del I secolo d.C. si assistette a una rimodulazione generale: furono rimosse le costruzioni di legno dell’area centrale per far spazio a un nucleo in muratura e l’area edificata, sebbene labile, si distribuì notevolmente in maniera eterogenea. Una serie di strutture murarie definiva, nell’area centrale, due vani di modesta grandezza.
Questi facevano parte di un edificio più articolato, ma non è chiaro se residenziale o di servizio.
 All’esterno, a N, erano inoltre presenti due fosse di fusione del ferro, per attività artigianali (fig. 1).
Nel settore meridionale e occidentale invece, erano presenti lacerti murari, pilastri e buche di palo, tra cui alcune che delineavano una struttura rettangolare per contenere attrezzi o derrate.
Dal punto di vista distributivo di un certo rilievo appare la fondazione individuata a N, da mettere in relazione con un edificio più imponente, di cui non si hanno però ulteriori tracce, perché oltre il limite occidentale dello scavo. Va sottolineato tuttavia come la presenza di canalizzazioni di scolo in nuda terra poco distanti potesse rappresentare un limite di proprietà o di destinazione d’uso con le costruzioni individuate a S. È probabile infatti, che le strutture meridionali fossero di servizio alla pars rustica di un complesso ampio e plurinucleato, la cui separazione era sovente prescritta anche per scongiurare rischi di incendio dell’intero complesso [10]. L’edificio di Sergnano (Sito 22) (tav. 3) sorgeva, nella prima metà del I secolo d.C., poco a O del Serio, al riparo dalla valle del fiume, che, come ancora oggi visibile dai numerosi resti di meandri antichi, aveva un percorso tortuoso e instabile.
 Le evidenze ritrovate, nonostante l’esigua area di scavo [11], suggeriscono un impianto di grandi dimensioni che usufruiva di una superficie estesa.
Tav.2 Pianta del sito di Olmeneta
Il limes settentrionale dell’edificio era costituito da un canale, che creava un divario netto tra la superficie edificata, quella a S, e quella destinata probabilmente alla coltivazione. Dell’edificio è stata individuata una serie di vani, con una certa articolazione spaziale (figg. 2-3).
Fig. 1 La fossa per la fusione del metallo
Definiscono una distribuzione ad L e tale perimetro è assecondato dall’andamento di un piccolo canale, da mettere in relazione con il punto di caduta della copertura, come scolo pluviale.
 Il fronte meridionale si affacciava su un portico scandito da una serie di pilastri.
Dei tre pilastri individuati, quello cen- 41 trale aveva dimensioni più modeste e appariva leggermente disassato, forse in conseguenza di un suo inserimento posticcio per rinforzare il sostegno del portico.
 In aderenza a uno dei pilastri è stata rinvenuta parte di un’anfora infissa nel suolo, al cui interno era presente un’olla con coperchio, con funzione attribuibile a un rito di fondazione.
Poco a S del portico una serie di strutture murarie, frutto di un’aggiunta posteriore, sono riconducibili alla presenza di elementi per le attività di servizio.
A S dell’edificio era presente uno sviluppato sistema idraulico di servizio per il complesso. Oltre alla posa di due pozzi venne costruita una vasca rettangolare.
Tav. 3 Pianta del sito di Sergnano
Dalla vasca, che tagliava un canale E-O preesistente, ma forse in parte ancora in uso, si dipartiva ad O un altro canale che proseguiva in direzione dell’edificio e il rinvenimento di elementi di fistula plumbea si ricollega alla presenza di una tubatura.
La vasca costituiva quindi una cisterna di raccolta dell’acqua piovana, tra cui quella proveniente dalla copertura dell’edificio, convogliata nei canali.
Ad un certo momento, tra l’edificio e l’impianto di smistamento delle acque, si inserì una strada interpoderale, disorientata rispetto al complesso, che doveva servire per gli spostamenti interni dei mezzi.
Oltre ai tre grandi nuclei sopra descritti, è stato individuato un buon numero di siti coevi, riconducibili a resti insediativi. La loro descrizione risulta limitata in quanto spesso si tratta di siti appena intercettati dai lavori di posa del metanodotto e quindi non indagati su una superficie estesa.
Si tratta comunque di strutture assimilabili ad aree di servizio o ambiti residenziali di fattorie e ville [12]. Seppur limitati e di non facile lettura essi contribuiscono comunque a completare il quadro generale al riguardo.
L’analisi integrata di tutte le evidenze insediative infatti, permette di presentare diverse osservazioni.
Il primo elemento che emerge è legato all’adattamento di questi siti al territorio naturale.
Dal punto di vista geomorfologico la rete dei lavori ha coinvolto numerose unità, come il livello fondamentale della pianura, dossi e paleomeandri, in una porzione di territorio solcata da importanti corsi d’acqua, come l’Oglio e il Serio[13].
Un assetto quindi abbastanza eterogeneo e complesso, che ha influenzato le scelte insediative sin dall’antichità, soprattutto da parte dei Romani, i quali ben sapevano cogliere le potenzialità e i caratteri di un territorio [14].
La totalità dei siti individuati occupa infatti, aree geomorfologicamente felici per l’insediamento.
Fig. 2 Particolare delle fondazioni di un ambiente dell'edificio di Sergnano
Un caso degno di nota è rappresentato dai numerosi insediamenti rinvenuti tra Olmeneta e Corte de’ Cortesi.
Oltre al Sito 33 infatti, sono stati individuati nuclei molto vicini, tutti impostati sul medesimo dosso fluviale prospiciente l’Oglio [15], indice di un’attenta lettura, ai fini insediativi, del paesaggio naturale.
Le scelte insediative, adattandosi necessariamente al territorio naturale, sottintendono inoltre esigenze di comodità ai collegamenti con le infrastrutture, come dimostra la vicinanza di molti siti alla via Brescia.
Dal punto di vista costruttivo per i tre nuclei di Pozzaglio, Olmeneta e Sergnano la maggior parte delle evidenze è relativa a resti murari, con utilizzo di materiale laterizio e, ma solo nel caso della vicinanza ai bacini di approvvigionamento come a Sergnano, lapideo.
Fig. 3 Panoramica di alcuni amienti della villa di sernano in corso di scavo
Per gli altri siti vi è predominanza di strutture lignee, mentre più limitata, non solo per la destinazione funzionale probabile, ma anche perché in alcuni casi non individuata, appare la presenza di strutture in laterizio.
In questi ultimi casi si trattava probabilmente di resti di fattorie o di aree di servizio collegate ad impianti di grande dimensione.
Va infatti tenuto conto che per ragioni evidenti spesso le proprietà erano plurinucleate, con la conseguenza che, alla luce della lacunosità dei resti e dell’esiguità delle superfici indagate, l’attribuzione funzionale certa diventa rischiosa e fuorviante nell’ambito della lettura distributiva del popolamento [16].
Inoltre, non possiamo escludere la possibilità che alcuni insediamenti potessero appartenere ad agglomerati di edifici, alla stregua di villaggio, come i vici [17].
 Per quanto concerne considerazioni di carattere planimetrico sono ancora i tre siti principali a fornire maggiori spunti.
L’impianto di Sergnano, si presenta con una di stribuzione tale per cui la presenza di aree cortilizie e del portico lasciano ipotizzare una struttura a sviluppo lineare, o, tenendo conto che le due tipologie non hanno una differenziazione così netta [18], più probabilmente ad “U”, organizzata intorno ad un’area scoperta.
Questa articolazione prevede quindi uno sviluppo su tre lati, aperti su un’area di cortile, generalmente verso S, secondo uno schema classico molto diffuso per l’edilizia rurale, che trova confronto in un buon numero di edifici censiti nella Venetia e in Aemilia [19].
I medesimi caratteri sembra presentare la villa di Pozzaglio: un’area porticata su due fronti ed esposizione a mezzogiorno. In entrambi i casi l’esposizione a S, rientra appieno nelle raccomandazioni degli antichi agronomi [20]
In generale però, per tutti i siti individuati, si rivela ardua, se non impossibile, una definizione spaziale e funzionale completa tale da permettere di individuare con assoluta certezza una pars dominica e una pars rustica.
Ciò è dovuto non solo alla esiguità delle aree indagate, ma anche allo stato di conservazione delle strutture, tutte in fondazione, tale per cui non sono più presenti i piani pavimentali e le suddivisioni interne dei vani. Tuttavia, per quanto riguarda gli impianti con distribuzione a “U”, nello specifico Pozzaglio e Sergnano, alcuni confronti e alcune considerazioni legate all’esposizione ottimale, permettono di ipotizzare una dislocazione tra pars dominica nel settore occidentale e nord occidentale e pars rustica nella restante parte dei complessi [21].
Il sito di Olmeneta invece, con la presenza di nuclei distinti, non è di facile interpretazione planimetrica. Le strutture infatti, non sembrano avere carattere residenziale, ma funzionali alle attività agricole, quindi appare rischioso definirne i caratteri secondo categorie precise, anche se è possibile assimilarle alla definizione di “schema centrifugo” [22], cioè in cui diversi nuclei della medesima proprietà non si concentrano attorno ad un’area chiusa.
Per quanto concerne i sistemi idraulici, se si esclude il caso di Sergnano, i dati sono pressoché nulli o limitati ad aspetti più generali di gestione delle acque.
La labilità dei resti infatti non ha permesso di rinvenire condutture di scolo o di approvvigionamento, che pur in alcuni casi dovevano esserci, ma una serie di pozzi e di canali in nuda terra che talvolta fungono anche da perimetrazione o limes dei complessi, come per i già citati siti di Sergnano, Olmeneta e Pozzaglio; mentre altre volte i canali si rivelano funzionali alle attività agricole e irrigue, interagendo nella sintassi degli insediamenti ma facendo parte del più ampio sistema di bonifica e assetto agrario centuriale.
A tal proposito si rivela come l’assetto centuriale abbia chiaramente influenzato l’orientamento della maggior parte dei siti, che risultano coerenti ai due assetti presenti sul territorio.
Per Sergnano è evidente come l’orientamento del complesso corrisponda a quello dell’ager bergomensis e come l’edificio andasse a inserirsi probabilmente sul lato meridionale della centuria. Ugualmente, per l’ager cremonensis, gli edifici, tra cui Pozzaglio, risultano coerenti all’assetto centuriale.
Diversamente si delinea l’insediamento di Olmeneta, il cui orientamento generale non corrisponde a quello dei campi centuriati forse, proprio per la sua vocazione artigianale, non soggetto a uno schema di orientazione rigido, o per altri fattori.
Si può pensare infatti, che l’area fosse attraversata da una strada o da un canale preesistente con un andamento obliquo e che la fattoria si sia organizzata su questo asse, orientata quindi non con la centuriazione ma con un’infrastruttura interna alla centuria che non conosciamo.
Improbabile, per la presenza di alcuni allineamenti ancora visibili, si rivela invece la possibilità di essere in un’area non centuriata, anche se sappiamo che la vicinanza al fiume (in questo caso l’Oglio) come ad altri elementi naturali di impedimento, in fase di limitatio, dissuadeva dal prolungamento degli assi di divisione agraria23.
Per quanto riguarda la cronologia, tutti questi siti non sembrano proseguire oltre il IV-V secolo d.C., in cui si registrano gli abbandoni definitivi, eccetto il sito di Pozzaglio.
Degna di nota infine, oltre che ad alcune necropoli [24] e ai numerosi canali e opere di assetto agrario riconducibili alla centuriazione, è la presenza di tratti stradali antichi individuati [25].
Costituiti da laterizi frammentari pressati nel suolo, similmente alle strade che oggi i contadini utilizzano tra i campi per gli spostamenti dei mezzi, coincidono in massima parte con gli assi della centuriazione e testimoniano, oltre all’attività agricola intensa, l’esigenza di collegamenti interpoderali e con gli assi stradali più importanti.

Gianluca Mete

Dal testo Archelogia preventiva e valorizzazione del territorio
"PROGRESSO E PASSATO".
Nuovi dati sul Cremonese in età antica dagli scavi del metanodotto Snam Cremona-Sergnano
a cura di Nicoletta Cecchini (edizioni ET)



 NOTE

(1) PASSI PITCHER 2003, pp. 211-219; BENEDETTI 2012, pp. 242- 247. (2) In generale: Misurare la terra 1983. Sulla centuriazione cremonese: TOZZI 1972, pp. 7-51; TOZZI 2003a, pp. 110-122. (3) TOZZI 2003b, p. 240 (4) Per l’ager bergomensis: TOZZI 1972, pp. 73-95; CANTARELLI 1992, pp. 188-189. Per l’ager laudensis: TOZZI, HARARI 1987, pp. 41-48; METE 2011, pp. 9-23. (5) LURASCHI 1979; cfr. BONARDI supra. (6) Pozzaglio località Solarolo del Persico; Olmeneta area fienile Zucchelli; Sergnano area cascina Valdroghe. 39 Gianluca Mete, Giordana Ridolfi G
 (7) TOZZI 2003b, p. 248. (8) Varrone, De Re Rustica II, 10. (9) Columella, De Re Rustica, 12, 15. (10) Vitruvio, De architectura, VI, 6, 5: Horrea, fenilia, farraria, pistrina extra villam facienda videntur, ut ab ignis periculo sint villae tutiores (è opportuno situare i granai, i fienili, i magazzini per il farro, i forni, all’esterno della villa per evitare il pericolo d’incendi). (11) Va sottolineato come il sito, indagato parzialmente nel 2010, sia attualmente oggetto di indagini che potranno integrare i dati e chiarire in futuro uno sviluppo pressoché completo dell’edificio.
  (12) Romanengo (18), Olmeneta (32, 45, 63), Casalbuttano (38), Azzanello (4), Corte de’Cortesi (41), Bordolano (65), Robecco D’Oglio (55), Cremona (58). (13) PELLEGRINI 2003, pp. 19-34. (14) DALL’AGLIO 1996, pp. 59-68. (15) MARCHETTI 1992.
 (16) Diverse sono le problematiche legate al popolamento di età romana, soprattutto per la Pianura Padana. Alle difficoltà di attribuzione funzionale delle evidenze (ville, fattorie, aree plurinucleate, ecc.) si aggiunge la mancata corrispondenza dal punto di vista distributivo tra i lotti agricoli e le strutture individuate o individuabili (missing sites). Per un quadro generale sulla problema tica, anche se preannibalica e su altra area geografica: PELGROM 2008, pp. 333-372. Per Cremona un calcolo generale viene fornito da TOZZI 2003a, pp. 122-123. (17) Per un’analisi completa dal punto di vista terminologico e giuridico: CAPOGROSSI COLOGNESI 2002, pp. 5-47
 (18) Fa notare giustamente Gros: ”Il va de soi d’ailleurs que la coupure entre les deux grands types s’avere dans bien des cas moins nette qu’on ne le croit: nombreuses sont les villas à développement linéare qui, par l’adjionction d’ailes laterale délimitant une coeur intérieure”; GROS 2006, pp. 265-349, in particolare p. 325, con numerosi esempi dalle provincie occidentali. (19) Per la Venetia et Histria si vedano i numerosi edifici proposti in: BUSANA 2001, pp 507-538; DE FRANCESCHINI 1999, pp. 189- 191; DE FRANCESCHINI 1999, pp. 175-177; BUSANA 1999, pp. 223-239; BUSANA 2002. Aemilia: ORTALLI 1994, pp. 169-222; SCAGLIARINI CORLAITA 1989, pp. 11-36. Lazio: MUSCO, ZACCAGNI 1985, pp. 90-106. (20) Columella, De Re Rustica 1, 5.; Catone, De Agricultura, 1, 3: Si poteris […] in meridiem spectet (Quando possibile… che guardi a sud).
 (21) BUSANA 2001, p. 524. (22) ORTALLI 1994, pp. 176-184. (23) REGOLI 1983, pp. 98-100; DALL’AGLIO 2009, pp. 279-297.

Nessun commento:

Posta un commento