domenica 12 giugno 2016

Collegio ALBERONI di Piacenza: la BIBLIOTECA

Entrare nella biblioteca del Collegio Alberoni significa immergersi in un mondo di cultura affascinante.
Sono presenti libri antichi, incunaboli preziosi: si tratta di un ambiente dove la stessa visione di una grande quantità di libri regala intense emozioni.
La biblioteca nasceva in un momento in cui si formavano le grandi concentrazioni librarie come strumento di supporto agli studi. Papi e cardinali si erano aperti al mecenatismo bibliografico. Nel 1609 il card. Federico Borromeo apriva l’Ambrosiana di Milano.
Seguivano altre biblioteche importanti tra cui a Roma l’Angelica, l’Alessandrina, la Casanatense. Negli anni dell’Alberoni o poco dopo si collocano la Palatina di Parma e la Braidense di Milano.
E’ presente tra l’altro una copia della Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti diGalileo Galilei (Roma, 1613), mentre L’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert venne acquistata a fascicoli man mano che veniva pubblicata nella celebre edizione di Livorno (1770).
Ricca la presenza di incunaboli e cinquecentine. Tra i primi il più antico è la Historia romana di Eutropio stampata a Roma nel 1471;
va poi ricordato il Liber Chronicarum di Hartman Schedel, pubblicato a Norimberga nel 1493, ornato da preziose xilografie dovute ad artisti diversi tra i quali il giovane Albrecht Dürer, la Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità di Fra Luca Pacioli del 1494 e l’edizione milanese del 1488 degli Opuscola di San Tommaso d’Acquino.
Tra le seconde, circa un migliaio, vanno ricordati i volumi della Bibbia poliglotta (in ebraico, caldeo, greco e latino), stampati ad Anversa nella celebre stamperia Plantin (1569-72), i dieci volumi delle Opere di San Girolamo nell’edizione basileense di Froben (1524-26), curata tra gli altri da Reuchlin e da Erasmo da Rotterdam, la rarissima edizione del De Asse et partibus eius del grande filologo francese Guillaume Budé, stampata a Venezia da Aldo Manuzio nel   1522. Vi sono poi gli Atti e decreti del Concilio di Trento (Brescia, 1563) e un’edizione ginevrina del 1592 dell’Institutio christianae religionis di Giovanni Calvino.

GLI ERBARI

Di particolare importanza il pregevole materiale naturalistico donato nel 1810 dal francescano minore riformato padre Zaccaria da Piacenza O.F.M., al secolo Carlo Francesco Berta (1721-1814),
botanico e naturalista di gran fama.
Questo studioso lasciò in eredità al Collegio le sue collezioni scientifiche, i suoi erbari secchi e dipinti con la relativa biblioteca specializzata in riconoscenza per averlo accolto a S. Lazzaro dopo la soppressione napoleonica del convento francescano di S. Maria di Campagna.
Eccelle tra questi il suo celebre Erbario, uno dei cimeli storico-artistici più importanti del Collegio Alberoni soprattutto per la valenza storico-scientifica del suo contenuto che ci permette di entrare nello spirito del suo ideatore seguendone gli interessi naturalistici e aprendo
uno spaccato del tempo in cui operò proprio in base alla scelta delle essenze presenti e alle descrizioni delle stesse. (da collegioalberoni.it)










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