lunedì 23 gennaio 2023

Castelverde: il ricordo di Mons. Pietro Gardinali


 

Le parole di mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara


Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, onorevoli autorità, è una gioia per me essere tra voi oggi per celebrare l’Eucaristia in memoria di Mons. Pietro Gardinali, vostro parroco per quasi 50 anni, a ottant’anni dalla sua morte, avvenuta durante la tragedia della Seconda guerra mondiale, nel 1943. Ricordare un parroco non è semplicemente un atto di riconoscenza, ma il ricordo del passato nella fede. Infatti, come ci ha richiamato papa Francesco in un passaggio dell’enciclica Lumen fidei, “Il passato della fede, quell’atto di amore di Gesù che ha generato nel mondo una nuova vita, ci arriva nella memoria di altri, dei testimoni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria che è la Chiesa” (L.F. 38). E’ un ricordo e una memoria viva. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, Parola di vita, Parola di speranza. La pagina del libro di Isaia parla del popolo d’Israele come di un ‘servo’, come anche il profeta è un ‘servo’. E il ‘servo di Javhè’ è colui che sarà “luce delle nazioni”, per portare la salvezza del Signore “fino agli estremi confini della terra”. Leggiamo nella figura del Servo la profezia del Messia, destinato non solo al popolo di Israele ma a “tutti”, a “tutte le nazioni”: riconosciamo la figura di Gesù Cristo, che Giovanni il Battista, nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato, per primo riconosce come “Agnello di Dio”, “Figlio di Dio”. Ma nella figura del Servo leggiamo anche una ministerialità che nella Chiesa è esercitata in forme diverse: dai ministeri istituiti – lettorato, accolitato, catechista- aperti a uomini e donne; dai ministeri ordinati del diaconato, presbiterato e episcopato. Una ministerialità, come ci ha ricordato l’inizio della lettera ai Corinzi dell’apostolo di Paolo, che sente la responsabilità dell’annuncio del Vangelo, seminando grazia e pace. Una ministerialità che per il presbitero ha al centro la carità pastorale, cioè la capacità di incontrare il mondo, nelle sue gioie e speranze, tristezze e angosce, soprattutto dei poveri e dei malati – come recitano le prime parole della Costituzione conciliare Gaudium et spes – per portare a tutti la gioia del Vangelo, con una preferenza per i più poveri e i malati. La vita presbiterale di Mons. Gardinali, in particolare i 48 anni di parroco a Castelverde, è stata guidata da questa carità pastorale, inserendosi in un movimento caritativo e presbiterale che ha caratterizzato la Chiesa tra Ottocento e i primi decenni del Novecento, sostenuto dalla Dottrina sociale della Chiesa, con uno sguardo alle vecchie e nuove povertà e la moltiplicazione di strutture di carità. Il pensiero e l’azione sociale del vescovo di Cremona Geremia Bonomelli avevano segnalato anche la grave situazione di povertà e sfruttamento nelle campagne, l’insalubrità delle case, con la conseguente diffusione della pellagra, della tubercolosi, con una situazione di malati cronici che interessava anche il Comune di Castelverde e Tredossi, come anche i moniti di un parroco predecessore, don Agostino Mondini. Don Mondini inveiva contro i padroni con parole durissime :“Guai a Voi, o padroni, che non rispettate nel lavoratore dei campi e delle officine la dignità di uomo e di fratello, che negate un compenso adeguato alle dure fatiche, che lo insultate talvolta e mandate al lavoro le donne già prossime alla maternità”– come ha ricordato il compianto Valerio Farina in un saggio ‘La carità di Castelverde’ . Sull’esempio del Vescovo e del parroco predecessore, Mons. Gardinali, avendo constatato da giovane sacerdote, come vicario a Cignone nel 1891 l’importanza di una casa di riposo – fondata dal parroco di Stagno don Mori nel 1888 - arrivato a Castelverde come parroco nel 1902 apre l’Opera pia, poi intitolata al Redentore, un ospedale per i malati cronici, ma anche una casa per i disabili, per i quali organizzò anche un’azienda agricola per avviarli al lavoro. L’apertura dell’Ospedale sarà anticipata dalla nascita della S. Vincenzo, che educherà i laici alla carità e seguita dalla costruzione dell’asilo per l’infanzia, realizzato “in memoria dei morti della Guerra del 1915-1918”, a sue spese, a sostegno delle donne lavoratrici e delle famiglie di Castelverde. Per la cura di queste opere, che formano una vera e propria ‘Cittadella della carità’ Mons. Gardinali chiamerà per i primi cinque anni le suore Canossiane e poi le Suore Adoratrici: una presenza di carità fondata sull’Eucaristia. Ed era l’Eucaristia anche il centro della vita e della spiritualità di Mons. Gardinali: come memoria di Cristo, morto e risorto da testimoniare, come dono che invita alla condivisione, come segno di speranza che aiuta a guardare oltre. La forma eucaristica della sua vita ispirava l’azione pastorale di Mons. Gardinali: per evangelizzare e per promuovere ogni persona della comunità di Castelverde a Lui affidata. Un’azione pastorale che era partita dall’attenzione ai giovani, creando il circolo giovanile, primo passo per la costituzione dei diversi rami dell’Azione Cattolica, curando la predicazione e la formazione spirituale delle famiglie, educando i giovani a coniugare impegno religioso e impegno sociale e politico. Il 12 gennaio 1943, Mons. Gardinali vi lasciava, ma restavano e restano le sue opere segno di fede, speranza e carità, ma soprattutto il ricordo di un parroco pastore e guida, che si rinnova anche oggi. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, Papa Francesco nella Lumen fidei ci ha ricordato che “l’Eucaristia è atto di memoria, attualizzazione del mistero, in cui il passato, come evento di morte e risurrezione, mostra la sua capacità di aprire al futuro, di anticipare la pienezza finale” (L.F. 44). Anche la Liturgia eucaristica che oggi celebriamo lo ricorda, unendo alla memoria di Cristo, della sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione, la memoria dei suoi testimoni fedeli, come lo è stato il vostro parroco Mons. Pietro Gardinali, a ragione definito “l’uomo della carità”. Infatti, il ricordo di quanti, come Mons. Gardinali, in mezzo a un contesto non facile, sono stati capaci di recuperare la dignità delle persone, dei poveri e degli ultimi in particolare, e con piccoli o grandi gesti hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità - come ci ha ricordato Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – fa bene alla comunità: “Fa molto bene fare memoria del bene” (F.T. 249).
 
Casteleverde 15/01/2023

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