martedì 3 febbraio 2015

Agostino Mondini, parroco di Castagnino, uno degli intransigenti cremonesi

Sempre legata alla Storia di Castelverde, una delle figure più eminenti dell’Ottocento è il Parroco Agostino Mondini.

Un mio studio, inedito, del 1982, custodito nell’Archivio Parrocchiale, citato anche da Carlo Pedretti nel libro O.P.SS. Redentore di Castelverde, è incentrato sulla figura di questo austero religioso.
Ora qui lo ripropongo con i dovuti aggiornamenti.




AGOSTINO MONDINI ( 1823 - 1891 )

Mondini e gli intransigenti
Per comprendere la figura di Agostino Mondini, Parroco di Castagnino Secco (ora Castelverde) bisogna collocarlo nella schiera degli intransigenti cremonesi che si opposero in maniera aperta al Vescovo Bonomelli a motivo le su idee innovative.
Mondini è stato parroco per 34 anni e ha lasciato alla Parrocchia tutti suoi beni ed è ricordato per il suo grande zelo apostolico e l’impegno per la giustizia.
Il nome Mondini lo troviamo, nella storia della diocesi cremonese, nella sua “Fotografia morale della Diocesi di Cremona” datata e firmata 23 Maggio 1869 presentata a Roma, su richiesta di qualche autorità della curia pontificia, come documento orientativo per la scelta del nuovo Vescovo dopo la morte di Mons, Antonio Novasconi.
E’ un’immagine a tinte fosche della realtà della Diocesi che si accompagna alle impressioni sfavorevoli ricevute dal Bonomelli nei primi mesi del suo episcopato.
Per Mondini, la “Diocesi cremonese rende perfetta l’immagine dello scellerato scompiglio che la Rivoluzione generò nella moderna società”, responsabile massimo il Clero, troppo malguidato dal “regime passato”. La maggioranza degli ecclesiastici cremonesi è divisa dal Mondini “in quattro categorie ben spiccate” tutte più o meno riprovevoli. (1)
Il Mondini parla un linguaggio tipicamente intransigente, caratterizzato da un pessimismo nei giudizi e mettendo solo in rilievo quella schiera di “sacerdoti zelantissimi, animati da sentimenti e da principi cattolici”, nella quale lui stesso si identifica.
La suddetta schiera di religiosi invece costituisce dal punto di vista del vicario capitolare Mons Luigi Tosi, seguace della linea del Vescovo, la “falange dei retrivi arrabbiati”, devoti a Pio IX e al Sillabo, avversi al liberalismo e alla civiltà moderna. (2)
Modi di pensare direi opposti che si evidenzieranno nel rapporto burrascoso tra Mondini e Bonomelli.
Il Prelato cremonese però, nonostante la divergenza di pensiero, ebbe profonda stima di questo parroco, infatti scrisse di lui il 2 Febbraio 1874 durante la Visita Pastorale “Don Agostino Mondini uomo d’una fibra prodigiosa, d’una vita santa benché di modi in apparenza duri. 
Può tutto per questo popolo”.
Nei primi tempi del suo episcopato Bonomelli, ebbe anche i favori del Circolo Cattolico Conduttori di Fondi, costituito dal Parroco Mondini e dal possidente Giovanni Ferrari di Castagnino.
Si trattava di un Circolo costituito con lo scopo di favorire le opere cattoliche e sostenere i vescovi privi di exequatur attraverso servizi ed offerte.
L'exequatur significava la possibilità di godere dei benefici annessi alla convalida della nomina ecclesiastica da parte dello Stato italiano.
Cosìi Bonomelli, senza i benefici statali, accettò dal Circolo il servizio gratuito della carrozza per la visita pastorale. (3)

Monito della S.Sede nei confronti di Mondini
Il personaggio Mondini, attraverso i carteggi custoditi nell'Archivio Parrocchiale che delineano la storia del Circolo Cattolico dei Conduttori, viene rivelato nella sua integrità.
La vicenda, breve e convulsa del Circolo, andrà a concludersi in accesi dissensi fra i due promotori Mondini e Ferrari, con l’ammonizione formale della Sacra Congregazione del Concilio al Parroco.
Questa questione è spiegata nel ricorso inoltrato dalla famiglia Guarneri di Castagnino alla
S. Sede per la situazione di disagio venutasi a creare dopo la morte del Parroco Mondini, documento conservato in Archivio parrocchiale.
Guarneri Achille spiega cosi il fatto che portò al Monito della S. Sede nei confronti del Mondini 
" Io aveva in affitto unito al podere che tengo anche adesso in Castagnino un ortaglia detta, Brolo Rovida, essa è proprio confinante colla chiesa; anzi la chiesa nuova e il prolungamento trovasi proprio nella Ortaglia stessa. Il Santo Parroco Mondini mostrò il desiderio di poterla avere in possesso, perché così vicina alla chiesa ne potesse usare per quello scopo Pio ch’egli avesse voluto. Io come fittabile feci buon opera presso il proprietario Barbò perché la cedesse, invece di opporsi, ed il Parroco defunto servendosi del Ferrari Giovanni, morto egli pure, come fidecomesso, la comperò sborsando per qualche tempo anticipatamente denari. Quando il Prevosto fu dopo poco tempo, alla portata di versare al Ferrari Giovanni la somma per Pagamento dell'Ortaglia; il Ferrari non ne volle sapere più, e sotto pretesti estranei all’accordo si fece padrone dell’ortaglia tenendosela e rifiutando il pagamento offerto dal Parroco più volte.
Il Parroco vedendo leso i suoi diritti non potendo ricorrere a tribunali civili perchè non teneva scritti, si rivolse a Roma, alla Sacra Congregazione del Conciglio con ricorso ; di quì l’informazione chiesta dalla Sacra Congregazione all’Ordinario Diocesano Cremonese, il quale non aspettava altra occasione per dilaniare la buona fama del defunto Parroco e chi lo avvicinava, poscia il Monito acerbissimo ma fuori di posto anzicchè al colpevole, agli innocenti che aveano inoltrato il ricorso per aver giustizia”
. (4) 
Il monito da Roma che viene a colpire il Parroco, alla luce del ricorso di Guarneri, appare dunque ingiusto.
Sempre a discolpa del parroco, oltre a questo documento, esiste, tra gli allegati della famiglia Guarneri, una dichiarazione del sacerdote Gaboardi Don Gioachimo, dove il presbitero afferma che il Signor Giovanni Ferrari prima di morire, fece chiamare al suo capezzale il parroco e pentitosi restituì formalmente il terreno dell'ortaglia che diceva aver acquistato per se e invece l’aveva fidecomesso  per il Mondini.
Questi diede a Ferrari la somma anticipatagli per l'ortaglia ed egli versò il denaro ricevuto nella cassa Ecclesiastica dei legati pii a favore della Parrocchia di Castagnino.
Ecco la dichiarazione
Cremona il 15 luglio 1893
Il sottoscritto Sacerdote dichiara sotto la fede del Giuramento, che il Signor Giovanni Ferrari, prima di morire, essendo stato in lotta col Parroco di Castagnino D. Agostino Mondini per il possesso della proprietà Brolo Rovida, che provocò una risposta sfavorevole al Parroco da parte della Congregazione del Conciglio, (fondata sulle apparenze legali) riconobbe il proprio torto, e cedette ai detto Parroco Signor Mondini Agostino la stessa proprietà alle condizioni che erario già state prima in coscienza combinate tra di loro.
            In fede
Sac Gaboardi D. Gioachimo


Mondini e Bonomelli: visioni diverse
La primitiva sintonia tra il Mondini e il Bonomelli fu infranta dall’episodio dell' Exequatur.
Infatti, primo tra i vescovi italiani, Geremia Bonomelli ottenne l’Exequatur dallo Stato con relativi benefici il 3 Giugno 1874. (5)
Agostino Mondini disapprovò apertamente questo fatto attraverso una lettera al Vescovo in cui afferma:
‘Io ho detto, dico e dirò sempre che non ho mai approvato, non approvo e non approverò mai il fatto dell’Exequatur “. (6)
Sempre nella lettera giudicò “queste transazioni sovranamente funeste agli interessi della religione”.
Da qui di delinea la fermezza e la schiettezza di rapporto nei confronti del suo superiore.
A distanza di decenni il dottor Ercolano Cappi, testimone oculare e qualificato, scrisse nel necrologio del parroco defunto, pubblicato e conservato in Archivio parrocchiale: 
"Fuvvi un momento difficile quando io venni chiamato a intercedere in favore del grande parroco presso il grande Vescovo. Profondo era il dissenso teorico e pratico tra essi, specie intorno all’ardua tesi dei rapporti fra il potere ecclesiastico e il potere civile. Non meravigliamoci. Il tot capita tot sententie è sempre vero perchè proprio dell’umana natura. Anche fra i santi vi ponno essere dissensi, ricordiamo S. Paolo e S. Barnaba. Ma fra gli uomini virtuosi e retti i dissensi sono oggetto di edificazione, non già di scandalo: anzichè dirimere accrescono la stima e la benevolenza. Il prevosto Mondini non ricusò mai ossequio e ubbidienza al suo superiore. ...  D’altra parte, il grande Vescovo non prese mai alcuna misura disciplinare contro il prevosto di Castagnino, anzi lo disse santo nelle intenzioni e nelle opere, e l’elogio detto pubblicamente di questo piccolo ovile, saliva necessariamente al pastore ... . ... Altronde questi degni ministri di Dio si assomigliavano tanto! In ambedue l’indole schietta, ardente, generosa: la retta intenzione: il coraggio delle proprie opinioni: la perfetta buona fede; in ambedue l’intuito profetico. .... "

Mondini e la questione sociale
Un intuito di limpida profezia emerge lineare dalle parole del parroco cremonese soprattutto nella questione sociale che è anche questione morale. 
Se, infatti, sulla 'questione romana’ le sentenze di Bonomelli e Mondini rimasero fermamente all’opposizione, la loro concordanza, invece, sulla ‘questione sociale’ fu veramente profetica. (7) 
Su questo aspetto cosi si esprime Cappi nel suo elogio funebre:
"Sì, in noi vecchi vivissima è la memoria dei moniti severi che mezzo secolo fa
Egli rivolgeva alle autorità e al popolo, ai ricchi e ai poveri, ai padroni e ai subalterni.
La veridicità di quei moniti è tanta e così luminosa che il prevosto Mondini oggi, dinnanzi a chi lo ha conosciuto, si ripresenta coll’aureola e il manto di profeta. 
Essi mi risuonano ancora nell’orecchio, così fortemente colpito: “Guai a Voi, o padroni, che non rispettate nel lavoratore dei campi o delle officine la dignità di uomo e di fratello, che gli negate un compenso adeguato alle dure fatiche, che lo insultate talvolta e mandate al lavoro le donne già prossime alla maternità! 
Verrà tempo, se non mutate condotta, quando Voi non potrete comandare liberamente a vostri subalterni e neppure liberamente disporre dei vostri armenti.
Perché, quando il bue cremonese sarà conscio della propria forza, vi solleverà sulle corna e vi butterà in aria“. 
Ma non meno gravi erano i. suoi moniti ai lavoratori in genere e specialmente ai contadini: 
“Guai a te, o popolo, se non riconosci Iddio per tuo signore, unico, vero ed assoluto padrone: se diserti gli altari, se oltraggi i sacerdoti, se profani il giorno di Lui! Ti diranno sovrano, e invece diverrai servo di padroni peggiori degli attuali “. (8) 
Infatti, per le sue parole forti, Mondini fu accusato di ruvidezza e denunciato all’autorità politica per “offesa alle istituzioni che ci reggono”. 
Fu merito del sindaco e del segretario del comune di allora “uomini miti, prudenti, religiosissimi se la benemerita Arma dei Carabinieri non mise i ferri ai polsi dei forte assertore delle supreme verità cristiano-sociali.(9)

L'ampliamento della Chiesa parrocchiale
Nell’ambito delle opere parrocchiali effettuate da Agostino Mondini va ricordato il prolungamento della Chiesa.
La decisione per questa opera avviene il 26 Aprile 1861 con il sollecito per il consenso del Consiglio comunale, il quale approva il progetto, ma non s’impegna per il finanziamento.
Questo è frutto, secondo il libro di Predetti, della politica nazionale rigidamente asservita alla ideologia della Destra storica. La quale, infatti, auspicava il parallelismo “Libera Chiesa in Libero Stato” e  pensava alla conquista di Roma con la conseguente fine dello Stato Pontificio.
Tale pensiero si riflette in sede locale con un disimpegno che amareggia il cuore del parroco Mondini.  Egli però non si scoraggia e al silenzio politico degli amministratori comunali e alla indifferenza dei grandi proprietari terrieri sostituisce la maggiore affidabilità e generosità dei fittabili, una nuova categoria sociale che, nella pianura padana, sta prendendo in mano le redini  del potere politico e produttivo.
Mondini, quindi, solo l’aiuto del popolo e dei migliori fittabili, costituisce una “Pia Commissione’ con la quale si rivolge al sabbionetano Carlo Visioli.
Siamo di fronte ad  un architetto di grande fama meritata nella costruzione di altre chiese in diocesi, come Spineda, Cividale e Gadesco, e  molti edifici pubblici e privati di eccellente valore artistico. 
Visioli predispone il progetto di ampliamento e lo completa nel marzo 1874. (10)
Un’altro testimone: il vicario don Giovanni Brugnoli nel 1921 scrive che “ Il Mondini, profuse tutta la sua vistosa sostanza e quella del fratello D. Tobia, nell’ampliamento del sacro Tempio, nel meraviglioso concerto di campane e nell'erezione ex-novo dell’oratorio, ove i nostri Padri ànno imparato ad essere ottimi cristiani e cittadini esemplari. La bella Chiesa di Castagnino è una delle migliori chiese dei dintorni, e si può chiamare: una cattedrale nella piaga canpagnuola”.(11)

La vicenda dell'epigrafe funebre
Anche dopo morto la vicenda dell’epigrafe fa parlare di lui.
Epigrafe al Cimitero di Castelverde
Gli intransigenti cremonesi ne approffittarono per lanciare accuse contro il Vescovo Bonomelli di spingere l’avversione fin oltre i confini della morte. (12)
Il Finestrino, articolo dell’Osservatore Cattolico ricavato da una corrispondenza da Cremona, in data 18 Febbraio 1891, porta un attacco al Vescovo per il silenzio mantenuto sulla morte del parroco Mondini.
Il nuovo parroco don Giuseppe Crespi e il Vescovo non vollero la lapide commemorativa In Chiesa.
Questa, scritta dal Prof. don Eugenio Gamba parroco di S. Agostino, aveva alcune espressioni che potevano apparire una lontana allusione agli atteggiamenti di opposizione, sempre mantenuti dal Mondini nei confronti del Vescovo.
Questa primitiva epigrafe fu trasferita al cimitero, mentre in Chiesa ne venne posta un’ altra dettata dallo stesso Bonomelli in cui si tolsero le espressioni che potevano alludere ad una polemica come “... morendo sulla breccia" e "... vittima del tuo zelo sacerdotale".
Anche  Guarneri Achille nel suo ricorso alla S. Sede polemizza, in toni aspri, contro il nuovo parroco e il vescovo per l’impedimento di mettere in Chiesa la primitiva lapide.
Oltre che alla lapide ci sarebbero state delle accuse nei confronti del defunto parroco di aver malversato le offerte dei fedeli.
Secondo il Quarneri questa accusa è stata una perfida calunnia e cosi si esprime:
 “ ... giacchè il Parroco defunto spese non solo le offerte de’ Parocchiani ma letteralmente anche tutto il suo e quello del suo fratello, pure Sacerdote esemplare, e di suo nipote Missionario ad edificazione e decoro del tempio del Signore ".(13)
Nella nuova lapide affissa in Chiesa, sempre secondo il Guarneri,  si sono levate le espressioni che servivano a designare il vero carattere del defunto.(14)
Se l’intransigenza del Mondini fu segno di contraddizione in vita, da queste vicende, vediamo che lo fu anche dopo la sua immatura morte.

Un uomo austero e forte
Nel complesso emerge una figura forte e ferma che non lascia spazio a facili compromessi, lo confermano le parole dei testimoni del tempo, tutte di ammirazione nei suoi confronti.
La sua figura rimane però legata ad un oltranzismo di idee e di pensiero che sarà poi superato dalla storia.
Quelli come Mondini sono personaggi che rimangono troppo nella monolitica certezza dei loro concetti senza dubbi e ripensamenti, ma, d'altro canto, non cambiano bandiera ad ogni soffiar di vento.
Quindi il plauso della storia va all'uomo di grande temperamento e di solidità morale quale è stato il parroco Agostino Mondini.
Cosi lo ricorda don Giovanni Brugnoli nel suo opuscolo Vita di S. Archelao del 1921:
“Dopo tanto tempo che è morto Egli vive ancora in mezzo al suo popolo con la sua parola, le sue massime e le sue profezie".
Sempre nello stesso anno il Dottor Ercolano Cappi esprime nel Trentesimo della sua morte il “... senso di ammirazione per il sacerdote austero e forte che, nato di famiglia agiata, morì poverissimo dopo aver dato ala causa di Dio tutte le energie del corpo e dello spirito, le sostanze e la vita: per il pastore zelante la cui memoria dopo trent’ anni è ancor così viva come lo dimostra l’odierna magnifica pompa." (15)


NOTE


1) Giuseppe Gallina “Il problema religioso nel risorgimento e il pensiero di Geremia Bonornelli” Roma 1974 — Università Gregoriana Editrice pag. 18
2) idem pag.19
3) Dottor Ercolano Cappi — Elogio funebre “Per la solenne traslazione dal vecchio al nuovo cimitero di Don Agostino Mondini - Parroco di Castagnino - morto il 10 febbraio 1891" Castagnino 13 Febbraio 1921.
4) Allegato unico al ricorso della Famiglia Guarneri a mezzo de uno de’ suoi membri Achille, presentato al Santo Padre. Castagnino Secco Cremonese 19 Novembre 1892
Lettera a Mons. Spigardi.
5)  Giuseppe Gallina (vedi nota 1 ) pag. 24
6) Lettera del Parroco A. Mondini Mons. G. Bonomelli datata Castagnino Secco 19 Novembre 1874.
Da Giuseppe Gallina (vedi nota 1) pag. 473
7) Carlo Pedretti “Castelverde “ Capitoli di Storia Locale - CLC - Industria Grafica Editoriale Pizzorni Cremona 31 Dicembre 1978 - pag. 130
8) Dott. Ercolano Gappi (vedi nota 3)
9) idem
10) Carlo Pedretti (vedi nota 7 ) pagg. 208 209
11) Don Giovanni Brugnoli Vicario “Breve vita del glorioso Martire e Diacono S. Archelao Patrono e Titolare della Chiesa Suburbana di Castagnino” - Alba 1921 Scuola Tipografica Editrice. pagg. 19 - 20
12) Giuseppe Gallina (vedi nota 1 ) pag. 170
13) Allegato unico al ricorso della Faniglia Guarneri (vedi nota 4 )
14) idem
15) Dott. Ercolano Cappi (vedi nota 3 )





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