martedì 26 aprile 2022

La cremonese Paola Bignardi a Piacenza

 “Oggi la Chiesa si trova ad un bivio: o consegnarsi rassegnata alla sua stanchezza, o riprendere in mano con coraggio il suo futuro, nella certezza che lo Spirito l’accompagna sulle strade creative della novità e non su quelle stanche della ripetizione”. Sono le parole chiave della riflessione di Paola Bignardi, intervenuta il 24 marzo in Cattedrale a Piacenza per il secondo Quaresimale sul tema “Una Chiesa in ascolto”.
Cremonese, pubblicista, interessata ai temi sociali ed educativi, la Bignardi è stata presidente nazionale dell’Azione Cattolica, incarico che le ha permesso di approfondire la vita laicale nella Chiesa e nella società. Attualmente è membro del Comitato di indirizzo dell’Istituto Toniolo, per il quale coordina l’Osservatorio Giovani, ed è presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”.



Che cosa significa ascoltare?
Che cosa significa ascoltare? - si è domandata la relatrice che ha risposto sottolineando come è importante lasciare entrare in se stessi pensieri anche non previsti, lasciarsi colpire profondamente. “Tutto ciò è difficile - ha aggiunto -, ma ci arricchisce, ci fa uscire dal nostro egocentrismo e cogliere la vita che pulsa e che bussa alla nostra porta”.
Il salmo 118, nel quale si afferma che la Parola di Dio è come una lampada, ha consentito a Paola Bignardi di evidenziare che la Sacra Scrittura è una luce discreta che non abbandona l’uomo al disorientamento ma che invece illumina lo spazio scuro del mistero.


L’altro è una “terra sacra”
È necessario - per la relatrice - ascoltare la vita che è piena di parole. “La natura - ha spiegato -, l’esistenza quotidiana, quello che ci accade ogni giorno, tutto è Parola. La vita non è un succedersi di piccole cose che capitano, ma il misterioso snodarsi di una Parola.
Saper ascoltare è una virtù importante, significa rallentare il passo, smettere ogni fretta, darsi tempo; infatti la guarigione del cuore comincia dall’ascolto. Papa Francesco ci ricorda, nell’Evangelii Gaudium, che bisogna avvicinarsi ad ogni persona come ad una terra sacra, con rispetto e attenzione, mettendosi in prossimità che è una forma di fraternità.


Allenarsi per ascoltare
Nelle comunità cristiane - ha sottolineato Bignardi - i laici sono allenati ad un ascolto passivo che non sollecita un coinvolgimento. Inoltre, insieme alla sfiducia, allo scoraggiamento, alle frustrazioni, i posti vuoti nelle chiese sono sempre di più…
La scelta della Chiesa è ora quella di mettersi in ascolto: un passo decisivo e significativo, ma con una serie di condizioni elencate dalla relatrice.
La prima è che sia un ascolto come quello di Dio che ha sentito il grido del suo popolo. È necessario un allenamento, un tirocinio per comprendere gli altri. Vi è poi la condizione che tutti possano prendere la parola, anche i cristiani comuni che non hanno alcun luogo per farlo. Infine, la Parola dev’essere caricata e intrisa di vita; diventa preziosa, per la Chiesa, se si è sporcata a contatto con le persone. 
Comprendere la crisi che stanno vivendo le comunità ecclesiali - secondo Bignardi - ha il suo fulcro nel reinterpretare il significato di essere cristiani in questo tempo, in questa epoca, e la Chiesa lo può fare solo insieme, in una dimensione sinodale.