venerdì 25 marzo 2016

Il cremonese "Malosso" a Piacenza

Giovanni Battista Trotti detto il Malosso, nato Cremona nel 1555 è stato un importante pittore del tardo Rinascimento
Si formò alla scuola manierista di Bernardino Campi, del quale sposò la nipote. Nel 1584 dipinse la Decollazione di San Giovanni Battista davanti a Salomè, presso Padenghe sul Garda (BS). A partire dal 1587 partecipò alla decorazione della chiesa di San Pietro al Po di Cremona. Dipinse una Crocefissione nel Duomo e una Concezione nella chiesa di San Francesco Grande.
Assieme ad Agostino Carracci eseguì alcuni dipinti nel tribunale di Parma.
Sembra sia stato il Carracci a dargli il soprannome di "il Malosso" (il cattivo osso). Dal 1604 entrò
definitivamente al servizio della corte farnesiana di Parma.
Eseguì gli affreschi di tre pareti della Sala delle leggende nel Palazzo del Giardino e collaborò alla decorazione del Teatro Farnese.
Suo è anche il Paradiso in Santa Maria della Steccata a Parma.
Ha anche lasciato diverse opere in alcune chiese della provincia parmense.
Per i suoi lavori a Parma il duca Ranuccio Farnese lo nominò Cavaliere.
Lavorò anche a Casalmaggiore, Mantova e Piacenza.
A Piacenza eseguì dipinti nelle chiese di San Francesco e Sant'Agostino. Una sua Deposizione dalla Croce è conservata nella Pinacoteca di Brera.
Morì a Parma nel 1619. (da Wikipedia)
Tra le opere conservate a Piacenza, merita una particolare attenzione la pala d’altare, conservata nella chiesa di San Francesco, raffigurante L’Immacolata Concezione, che gli storici dell’arte datano alla fine del XVI secolo. 
Il tema dell’Immacolata Concezione era fin dal XIII secolo molto caro all’ordine dei Francescani. 
La Vergine Maria è ritratta semidistesa su un globo, in un atteggiamento sereno e dolente che prelude al suo destino di madre del Salvatore. 
Ai lati gli angeli recano in mano gli strumenti della passione di Cristo. 
È doveroso focalizzare l’attenzione sull’immagine del globo, raffigurato secondo la concezione tolemaica, che presenta la terra al centro dell’universo circondata dai nove cieli, retti ciascuno da un’ intelligenza angelica, come si legge nel “De coelesti ierarchia” di Dionigi l’Aeropagita. 
Più in basso due putti recano in mano cartigli su cui è iscritto “NON ACCEDET AD TE MALUM” e “NON OFFENDES AD LAPIDEM”, che rafforzano ancora di più il tema della concezione verginale di Maria e la sua estraneità al peccato. 
Nella parte superiore del dipinto Dio Padre è effigiato in atteggiamento benedicente, attorniato da Santi e putti, in un turbinio di nubi. 
Sui peducci della cupola sono ritratti due profeti e due sibille che, nei volti e nella scelta dei toni, ricalcano lo stile del Soiaro e del Correggio. 
La cupola è affrescata con L’Incoronazione della Vergine raffigurata insieme ad altri profeti e
sibille immersi in un vortice di nuvole. 
Anche in questo caso è evidente lo studio e la conoscenza dell’ opera del Correggio, in particolare l’affresco della cupola del Duomo di Parma.
Sul lucernario un angelo reca in mano un cartiglio che riporta l’iscrizione “AVE REGINA CAELORUM”. 
Per questo particolare Malosso ha utilizzato un geniale gioco di prospettiva e di scorci tale che l’angelo sembra realmente discendere sulla terra. 
(Emanuela Coperchini da associazionepiacenzamusei.it)
Nel complesso siamo di fronte ad una cappella di stupenda bellezza che si inserisce nella grandiosa Basilica di San Francesco su Piazza Cavalli a Piacenza.
La cappella attira subito l'attenzione, appena entrati nella chiesa, sulla parte destra della navata principale.
Un'opera, nel suo complesso, di grande impatto visivo con i suoi meravigliosi dipinti.
La pala dell'altare del 1603, sopra descritta, è di Giovan Battista
"Santa Famiglia" di Bartolomeo Schedoni
Trotti (il Malosso), mentre "La Santa Famiglia" del 1612, sulla destra, è di Bartolomeo Schedoni, infine, sulla parte sinistra vediamo "L'Annunciazione a Maria" della scuola di Giovan Battista Trotti.
  
"Annunciazione" scuola del Malosso