lunedì 28 dicembre 2015

Gli affreschi della chiesa di San Pietro al Po in Cremona

Stupendi, ma poco valorizzati, sono gli splendidi affeschi della chiesa di san Pietro al Po in Cremona.
Siamo di fronte ad una superba decorazione che avvolge interamente tutto l'edificio sacro.
Le fastose decorazioni, realizzate tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, sono considerate – nel complesso – un notevole esempio unitario del tardo manierismo cremonese.
Nella volta, sulle navate scandite da altari, sui transetti, sul presbiterio e in sacrestia spiccano molti affreschi dei maggiori pittori dell’epoca.

Ecco alcuni degli affreschi più significativi (cliccando sull'immagine puoi ingradirla per cogliere meglio i particolari).

LA CADUTA di SIMON MAGO, affresco sulla volta superiore di Giorgio Lamberti



San PIETRO fuori porta, affresco di Giorgio Lamberti
La FLAGELLAZIONE dei S.S. PIETRO E PAOLO, affresco di Giorgio Lamberti


LA CROCIFISSIONE di S. PIETRO sulla volta absidale di Giorgio Picchi
Sguardo d'insieme di tutta la volta affrescata
LA CUPOLA con il GIUDIZIO UNIVERSALE
Per questa opera riguardante il Giudizio universale è opportuno prendere in considerazioni le parole dello studioso cremonese Marco Tanzi, da Vascellocr.it, che fa queste opportune osservazioni:
"Il Giudizio universale della cupola, invece, appare ora firmato da un inesistente Giorgio Lamberti nel 1607: nel 1603 però viene pagato per il lavoro Orazio Lamberti, mentre le guide locali inventano un Giorgio Lamberti "fiorentino" come autore di cupola e presbiterio. 

La confusione delle fonti settecentesche verso due cicli di pittori non cremonesi ha favorito l'abbinamento del nome dell'uno al cognome dell'altro. Se il 15 luglio 1603 c'è il saldo finale a Orazio, l'iscrizione "Georgius Lamberti 1607", illeggibile da terra perché nascosta dal cornicione, è il frutto sgrammaticato di una ridipintura più tarda, un po' come era successo alla firma di Boccaccino nell'abside del duomo: il restauro potrebbe restituire un più corretto "Horacius Lambertus MDCIII".
Orazio Lamberti da Cento è quindi l'Orazio ferrarese "dipintore in Asola" ricordato nella bottega di Bernardino Campi.
Il precedente più immediato del Giudizio universale è infatti la vorticosa Allegoria della Redenzione affrescata da Viani a stretto contatto di gomito con Orazio proprio nel Duomo di Mantova, insieme ad altre componenti centroitaliane articolate, ma non c'è ragione di riferire l'impresa di San Pietro ad Antonio Maria Viani. 
Il Giudizio è pagato a Lamberti, che lo firma, mentre Viani non ha nessun documento che lo colleghi al cantiere cremonese, direttamente o indirettamente. 
Inoltre i bellissimi disegni cechi a gesso rosso su carta azzurra preparatori per la cupola, non sono della stessa mano di quelli eseguiti da Viani, sempre a gesso rosso ma su carta bianca, per la cappella Petrozzani in Sant'Andrea a Mantova.
La cupola è a suo modo un capolavoro di invenzione e di realizzazione pittorica, ma è stata vista con una sorta di localistica insofferenza per i fatti artistici non strettamente cremonesi, un corpo estraneo alla nostra cultura figurativa alla stessa stregua di Giorgio Picchi. 
Questo spiega il sostanziale disinteresse o le citazioni occasionali per due cicli pittorici di straordinario interesse.
Bisogna tornare a guardare il Giudizio universale di Orazio Lamberti: la temperatura stilistica e la tenuta qualitativa dell'affresco rivelate dalle fotografie attendono ancora di essere pienamente valorizzate. 
Bisogna anche capire anche quanto Picchi abbia lasciato in eredità a Lamberti in queste invenzioni magiche e macabre: senz'altro la tavolozza smagliante e ricca di contrasti aridi e di cangianti raffinati di matrice baroccesca non deriva al centese solo dalla consentaneità e dalla frequentazione di Viani. 
Il problema più urgente e indifferibile, però, è lo stato di conservazione ammalorato e precario del murale, che merita più circostanziate premure cui faccia seguito uno sforzo di maggiore visibilità e un'adeguata illuminazione che evidenzi i pregi e le crudeltà di un capo d'opera del manierismo internazionale che Cremona ha troppo spesso trascurato."


mercoledì 2 dicembre 2015

Palazzo Mina Bolzesi a Cremona



Si tratta di un imponente edificio situato nel centro storico a poca distanza dalla Cattedrale.
Unico nel suo genere a Cremona in stile impero offre allo spettatore che proviene da via Beltrami il suo migliore prospetto.
Da via Platina, dove è situato, lo si ammira, gigantesco ed imperioso, nel suo insieme di lesene e colonne.
La facciata di Palazzo Mina Bolzesi è in tipico stile impero, chiara ed imponente nei suoi bassorilievi raffiguranti momenti di antiche glorie cremonesi, quali il giurista di età augustea Alfeno Varo, l’umanista cinquecentesco Lampridio e Gerolamo Vida che fu vescovo d’Alba.
Il timpano si conclude con le tre statue dei personaggi.
Esempio del neoclassico cremonese Palazzo Mina Bolzesi è proprietà del Seminario vescovile, lascito della famiglia Mina-Bolzesi.
La costruzione risale  al 1815, dopo la demolizione, in loco, del convento di Santa Marta.
Un grande stemma della famiglia Bolzesi imperia nel frontone, mentre l’interno del palazzo è arricchito con decorazioni del Manfredini, oltre a numerosi splendidi affreschi del Diotti.
Le preziose sculture, dipinti e arredi, tra le quali opere di Hayez, Ronzoni, sculture del Monti o del Canova, che hanno fatto di questo palazzo una vera e propria galleria d’arte contemporanea nell’Ottocento, sono andate disperse.

Rimane il grande valore storico ed architettonico che Palazzo Mina Bolzesi rappresenta, tappa quindi immancabile nell'itinerario dei palazzi cremonesi.  (da cremonacitta.it)