venerdì 27 maggio 2016

La CATTEDRALE di Piacenza



Immagini della facciata della Cattedrale di Piacenza, sublime monumento di architettura romanica.
La Cattedrale di Piacenza fu costruita tra il 1122, data tramandata da una lapide murata nella facciata, ed il 1233, anno in cui la costruzione fu compiuta sotto la guida del maestro Rainaldo Santo di Sambuceto.

La facciata ha il profilo a capanna tipico delle chiese della Padania centro-occidentale. E' terminata in alto da una loggia su colonnine che ne segue il profilo degli spioventi.

Al centro della facciata si apre il rosone a 24 raggi mentre alla base è aperta da tre portali sormontati da tre protiri a due piani aggettanti.

E' sui portali che si concentrano le sculture più interessanti anche se solo quelle dei laterali sono originali mentre l'architrave del portale principale è opera di rifacimento dell'800.

La facciata

Portale di sinistra

Particolare portale centrale

Rosone centrale

Porta principale

Via XX Settembre, sullo sfondo il Duomo






venerdì 20 maggio 2016

Piacenza medievale

Piacenza, città sorella di Cremona per le stesse origine romane ci, regala in, una splendida giornata sole, immagini sublimi dei suoi monumenti.
Portici palazzo gotivo

Palazzo Gotico e piazza Cavalli

La via dietro al Gotico

Il gotico e la piazza

I portici di Palazzo Gotico

Uno dei cavalli

Portici del Gotico con il Bar
Via dei Calzolai

Portici del Gotico sullo sfondo S. Francesco


Primo Mazzolari: Come pecore in mezzo ai lupi

Primo Mazzolari, in immagine d'epoca, con donne e bambini
Del prete cremonese è, uscito qualche anno, fa un libro che raccoglie scritti inediti.
Sono testi composti tra il 1940 e il 1955.
Sono parole che, nonostante siano state scritte negli anni Quaranta, hanno ancora una attualità forte e dirompente.
Si tratta riflessioni dedicate ai giovani, per far loro riscoprire la passione per il bene comune, inoltre alla giustizia sociale sempre vista dalla parte degli ultimi.

Interessante la recensione di Emanuele Salvato su fattoquotidiano.it
“La disgrazia della lotta politica in Italia è legata alla dimenticanza dell’uomo, per cui abbiamo cittadini che sono quel che volete, vale a dire con denominazioni politiche svariatissime, ma con nessuna sostanza umana. Prima di essere ammessi a un partito ci vorrebbe la promozione a uomo”. Inutile scervellarsi. Queste parole, di un’attualità disarmante, non appartengono a nessun pensatore dei nostri giorni – peraltro merce rara -, ma sono uscite dalla penna di don Primo Mazzolari il 25 settembre del 1945. Fanno parte dei molti scritti politici che il parroco di Bozzolo – antifascista e anticomunista, sempre e comunque dalla parte degli ultimi – ha prodotto tra il 1940 e il 1955 e che stavano rischiando di finire nel dimenticatoio.
La casa editrice Chiarelettere ha pensato di raccoglierne – grazie anche alla collaborazione e alla consulenza della Fondazione don Mazzolari di Bozzolo, che quest’anno festeggia i 30 anni della nascita – una selezione significativa nel libro da poco uscito nella collana di Instant Book con il titolo Come pecore in mezzo ai lupi (150 pagine, 7 euro). A impressionare, come si diceva, è l’attualità del pensiero di don Mazzolari, parroco “resistente” (vicino alla causa partigiana) di piccoli paesi del mantovano come Cicognara e Bozzolo con una lungimiranza e una freschezza intellettuale da subito invisa al Vaticano, che in più occasioni ne censurò pubblicazioni e scritti. Salvo riabilitarlo pochi anni prima della morte, avvenuta il 12 aprile del 1959. Fu l’allora arcivescovo di Milano, monsignor Montini (il futuro Papa Paolo VI) a tendere la mano a don Primo, rinchiuso nella sua Bozzolo come un personaggio scomodo. Era il 1957. Una volta divenuto Papa, Montini disse di don Mazzolari che “aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti”.
 Profeta o non profeta, quel che è certo è che don Primo ha saputo scavare nella politica, è stato in grado di coglierne l’essenza e per questo è riuscito a smascherarne i difetti. Era convinto che la politica dovesse andare oltre i partiti e concentrarsi sugli uomini eliminando interessi e privilegi. Era certo che la politica dovesse andare a braccetto con la democrazia. Ma si rendeva conto che i due universi erano sempre più distanti, contrastanti.