martedì 19 dicembre 2023

I vescovi Mosconi e Galli

 

Cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, onorevoli autorità, è una gioia per me ritrovarmi tra voi per ricordare, in questo tempo di attesa del Natale, due Vescovi, due Pastori cresciuti in questa terra, in diverso modo legati alla mia vita di Vescovo: a 35 anni dalla sua morte Mons. Natale Mosconi (1904-1988) e a 15 anni dalla sua morte Mons. Maurizio Galli (1936-2008). Al Vescovo Galli, Pastore della Chiesa di Fidenza dal 1998 al 2007, mi lega la formazione in Seminario, che lo ha visto per me come per don Angelo, il vostro parroco, insegnante di Lettere, Animatore in Teologia e Rettore del Seminario di Cremona sia durante gli anni di Teologia come quando sono rientrato dagli studi come insegnante di Teologia in Seminario. In questi anni, ho apprezzato in don Maurizio la passione e l’originalità, unite alla libertà: tre caratteristiche importanti per un educatore. Tre caratteristiche passione, originalità e libertà - che forse sono proprie di questa terra, perché le ho incontrate anche nel magistero e nell’azione pastorale di Mons. Natale Mosconi, Vescovo di Comacchio dal 1951 al 1954 e poi Amministratore apostolico dal 1969 al 1976 e Arcivescovo di Ferrara dal 1954 al 1976, che ho conosciuto personalmente solo in alcune celebrazioni in Seminario e a S. Abbondio, e a cui sono succeduto sulla cattedra episcopale di Ferrara-Comacchio, le due Chiese dal 1986 unite e che sono state le Chiese del Vescovo Mosconi. I Vescovi Galli e Mosconi sono stati, poi, fino all’ultimo, straordinari testimoni di carità, in prima persona. Con lo sguardo al Vescovo Galli e al Vescovo Mosconi, ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, in questo tempo di Avvento, in preparazione al Natale del Signore. La pagina del profeta Isaia parla del dono della consolazione. Dio consola il suo popolo, lo accompagna dopo l’esilio a Babilonia, prospettandogli un tempo nuovo. La consolazione di Dio è la cura del suo popolo come un Pastore. La consolazione è uno dei pilastri del discernimento spirituale, secondo S. Ignazio. La consolazione fa crescere la fede, la speranza e la carità e ogni gioia interiore, perché l’uomo fa ogni cosa pensando a Dio, al suo stile. I Vescovi Mosconi e Galli sono stati uomini della consolazione, perché hanno curato, in parole e opere il popolo loro affidato, con una preferenza per i poveri e i piccoli, “come un pastore fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”, camminando sulle strade della carità non solamente nelle grandi cose, bensì soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita (cfr. G.S.38). A Comacchio Mosconi ha creato un orfanatrofio, il Pio XII, e si è impegnato nell’assistenza alla Diocesi più povera d’Italia, come gli disse Pio XII: “Va in una terra di grande miseria come Lei non ha mai visto. Situazione cancrenosa. La gente di Comacchio non ha più speranza. Non crede nella solidarietà sociale”. Anche a Ferrara Mons. Mosconi s’impegnerà nella tutela dei sordomuti e degli anziani costruendo il Betlem, la casa di chi soffre. Il Vescovo Galli a Fidenza non fu da meno, continuando un amore ai piccoli e ai poveri che lo aveva distinto a Cremona, con uno stile personale di povertà che meravigliava tutti coloro che lo incontravano e un’apertura intelligente al mondo della cooperazione e dell’associazionismo. Entrambi non rimandando mai di un giorno la loro azione di carità, accompagnata sempre da una preghiera intensa, “da una “santità nella condotta e nelle preghiere” – come ci ha ricordato la lettera di Pietro – con quello spirito di attesa, che non è mai rassegnazione, ma impegno per la giustizia e la pace e il bene comune. I Vescovi Mosconi e Galli sono stati uomini di giustizia. Mai si sono arresi alle ingiustizie, ma hanno pagato con la vita le loro scelte. Il Vescovo Mosconi si impegnerà per la bonifica e la riforma agraria, invitando a visitare queste terre don Primo Mazzolari, che scriverà delle pagine durissime in ‘Ho visto il Delta’, contro le ingiustizie dei latifondisti e lo sfruttamento dei lavoratori, per una distribuzione equa della terra, memore anche dell’azione di un altro illustre soresinese, l’on. Guido Miglioli (1879-1954), il fondatore del sindacalismo bianco, uno dei primi popolari, che nella sua vita mise sempre al centro la giustizia sociale. Infatti, la riforma agraria nel Delta fu “un esperimento di civiltà contadina cristiana”, guidato da due cremonesi: il Vescovo Natale Mosconi e il prof. Bruno Rossi, Presidente dell’Ente Delta Padano. Ci sono pagine molto forti sulla giustizia scritte nel giornale ‘La Croce’, il settimanale diocesano di Comacchio da lui fondato. Per il suo impegno per la giustizia Mons. Mosconi subirà gli attacchi dei comunisti sia a Comacchio che a Ferrara, affrontandoli con lo stesso coraggio con cui aveva affrontato i fascisti, quando era direttore della ‘Vita Cattolica’ di Cremona, rischiando il carcere e il campo di concentramento.

La pagina evangelica di oggi segna l’inizio del Vangelo di Marco, forse il Vangelo più antico. L’inizio di questo Vangelo, di questa storia di Gesù, vede un protagonista, Giovanni il Battista, un uomo che sceglie la penitenza, la povertà, ma anche la giustizia. In Giovanni Battista leggiamo il ritratto dei Vescovi Mosconi e Galli, Pastori che hanno annunciato il Vangelo, hanno aiutato a vivere le virtù della fede, della speranza e della carità – le virtù a cui il Vescovo Mosconi dedicherà la sua prima lettera pastorale - , invitando a guardare sempre a Cristo, il Signore. Tutta la loro vita è stata, in parole e opere, un annuncio del Vangelo, della storia di Gesù. “Il Vangelo invita prima di tutto a rispondere al Dio che ci ama e che ci salva – scrive papa Francesco -, riconoscendolo negli altri e uscendo da sé stessi per cercare il bene di tutti. Quest’invito non va oscurato in nessuna circostanza! Tutte le virtù sono al servizio di questa risposta di amore. Se tale invito non risplende con forza e attrattiva, l’edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e questo è il nostro peggior pericolo. Poiché allora non sarà propriamente il Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più “il profumo del Vangelo” (E.G. 39) – conclude papa Francesco. Nelle parole e nella vita dei Vescovi Mosconi e Galli abbiamo sempre sentito questo “profumo del Vangelo”. Cari fratelli e sorelle, raccogliamo oggi questa passione, originalità e libertà dei Vescovi Mosconi e Galli, vostri concittadini, cristiani, cresciuti in questa Chiesa antica, in questa terra in cui l’amore ai poveri, ai piccoli, alla giustizia ha generato uomini e donne che hanno trasformato il mondo in una famiglia umana, in una fraternità. L’Avvento, tempo di attesa del Natale, giorno dopo giorno, ci renda capaci di essere testimoni della gioia del Vangelo, uomini e donne di giustizia e di pace.


Omelia a Soresina di mons. Giam Carlo Perego - 09/12/2023