lunedì 20 gennaio 2020

Don Bruno Bignami: Primo Mazzolari, una voce attuale e profetica

“Quello che mi meraviglia sempre, girando l’Italia, è come il messaggio di don Primo Mazzolari sia molto apprezzato e stimato da ogni parte. Questo significa che molti hanno letto e continuano a leggere la sua opera e, nonostante siano passati 60 anni dalla sua morte, il suo messaggio rimane ancora provocatorio e parla al nostro tempo”. Sono le parole di don Bruno Bignami, Direttore Ufficio CEI della Pastorale Sociale, che è intervenuto, nella serata di venerdì 17 gennaio in san Donnino a Piacenza, sul tema “La forza della parola. In dialogo con Don Primo Mazzolari. Lettura e musica teojazz”. L’evento, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Diocesi di Piacenza-Bobbio, ha visto le letture sceniche tratte da “Nostro fratello Giuda, “I lontani” e “Diario di una primavera”, con sottofondo musicale.
Don Bruno come hai scoperto Mazzolari e cosa ti ha affascinato del suo pensiero?
Quando si è trattato di scegliere un argomento su cui lavorare per il dottorato di teologia morale, mi sono letto alcuni testi di Mazzolari e da lì è nata l’idea di fare un lavoro sul tema della coscienza nei suoi scritti e nella sua biografia.
L’altro aspetto più profondo è quello che, analizzando sempre più la sua figura, è nata in me una sintonia con il suo pensiero e la sua personalità, per cui è scaturita anche l’opportunità di ridisegnare, dentro a queste mie ricerche, una spiritualità presbiterale.
Perché in tuo libro hai definito Mazzolari come parroco d’Italia?
Già in vita era conosciuto in tutta Italia come grande predicatore e soprattutto nel secondo dopoguerra, Mazzolari si accorge che il suo ministero non è solo a servizio di una realtà locale come la sua parrocchia di Bozzolo, ma assume l’incarico, il compito di prendere sulle spalle una realtà più grande che è la chiesa italiana e il nostro paese, soprattutto nella fase costitutiva della democrazia cristiana e anche nell’impegno sociale dei cattolici. La cosa curiosa è che davvero diventa un riferimento per tutta l’Italia, da qui il titolo parroco d’Italia, non perché lui si sia definito tale, né perché aspirasse a tanto, ma perché il suo ministero non poteva essere chiuso dentro ad una realtà locale. Il suo sacerdozio doveva avere un respiro più grande proprio perché c’era bisogno, in quel momento, di accompagnare il cattolicesimo italiano a qualcosa di più significativo nella società e aiutare l’Italia ad uscire dalle ferite del ventennio fascista e della guerra.
“La carità è sempre un po’ eccessiva” è il titolo di un altro tuo libro su Mazzolari. Cosa significa?
Questa è un’espressione di Mazzolari scritta in una sua lettera al vescovo di Cremona mons. Cazzani. Il libro, da me pubblicato, raccoglie la corrispondenza del sacerdote cremonese con il suo vescovo. La carità che è sempre un po’ eccesiva vuole sollecitare Mons. Cazzani a comprendere che non si può essere dei credenti e tanto meno dei preti che stanno a misurare con il contagocce il bene che fanno. Quindi per il parroco di Bozzolo, la carità spinge ad un amore che diventa donazione, presa di posizione, cura, attenzione e disponibilità.
Con “Nostro fratello giuda” cosa ha voluto dirci Mazzolari?
L’omelia del 3 aprile 1958, diventata famosa, è sicuramente uno dei punti di arrivo culminanti della riflessione mazzolariana. In questo suo appassionato sermone disegna la traiettoria della misericordia di Dio. Ci fa intuire come anche la figura negativa di Giuda va guardata con un occhio diverso, che non è solo quello di condanna. Mazzolari stesso si riconosce in Giuda che è un traditore, perché la sua coscienza e la sua vita spesso è distante dal Vangelo. Quindi la misericordia riconsegna anche Giuda e ognuno di noi a Dio e al suo mistero.
La forza della parola è stato il tema della serata di Piacenza. Cos’era la Parola per Mazzolari? Il parroco di Bozzolo ha scritto anche un libro che raccoglieva le sue omelie domenicali intitolato “La parola che non passa”. Per Mazzolari la Parola, di cui ne era innamorato, non solo non passa mai di moda, ma interpreta in ogni tempo la storia dell’umanità
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Don Bruno Bignami, classe 1969, è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1994 nella Diocesi di
Scrittore affermato, ha al suo attivo diverse pubblicazioni e articoli, in particolare sulla figura di don Mazzolari e su tematiche morali e di etica ecologica. In tal senso don Bignami è stato uno dei commentatori che ha curato l’edizione commentata dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco edita da EDB. Da segnalare anche, nel 2012, la pubblicazione di “Terra, aria, acqua e fuoco – Riscrivere l’etica ecologica” e, nel 2016 il saggio “Un’ arca per la società liquida. La moralità nel cambiamento d’epoca”.

Cremona. Dopo aver conseguito la laurea in Teologia morale a Roma, ha ricoperto vari incarichi in Diocesi di Cremona come vicerettore del Seminario, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro, collaboratore parrocchiale a Sant’Agostino in Cremona, parroco di Picenengo (Cremona). Oltre aver insegnato nell’istituto teologico dei Seminari di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano e presso gli Istituti superiori di Scienze religiosa di Mantova e di Crema-Cremona-Lodi, don Bignami, è presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, che guida ormai dal 2010, e postulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari. Dal 2018 è Direttore a Roma dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro.

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